Io di Spèsa

31 gennaio, 2006

L'essenza dei Ramones?











La risposta è senza dubbio: LIVE. Come ampiamente testimoniato in It's Alive (1978): Londra, 31 dicembre '77, Rainbow Theatre. Sex Pistols e Clash sono già delle realtà, ma l'anno d'oro del Punk non potrebbe essere celebrato da nessuno, se non dai "fratelli" Ramones, dalla (geograficamente) lontana New York.

Joey Ramone, singer, 1951-2001.

















Johnny Ramone, guitarist, 1948-2004.










Dee Dee Ramone, bass player, 1952-2002.














Tommy Ramone, drummer.

















La scaletta è composta da 28 brani, pescati dalla celeberrima "trilogia" (i tre album pubblicati nel giro di 18 mesi, a partire dal febbraio '76, ed entrati nella storia della musica tutta). 28 brani per poco più di 50 minuti: una guerra lampo, come hanno sempre abituato fin dagli esordi al CBGB's.

Entrata in scena tra le ovazioni, Joey accenna qualche parola, ma è Dee Dee a dare il via alle danze, con la (ricorrente) parola d'ordine: one, two, three, four! Rockaway Beach, Teenage Lobotomy, Blitzkrieg Bop. Partenza folgorante, tanto per mettere le cose in chiaro. Ma non finisce certo qui: l'esibizione prosegue con il mattone sull'acceleratore, le canzoni si fondono, quasi a formare dei medley, con l'one-two-three-four di Dee Dee a tracciare i confini.

Un disco imprescindibile, tra i migliori live di sempre. Consapevoli di questo, nei successivi vent'anni, continuarono a suonare live oltre 100 giorni l'anno, chiudendo la carriera nel 1998, al Palace di Los Angeles, a quota 2263 concerti!

29 gennaio, 2006

Stop Making Sense


















Dicembre '83, i Talking Heads al massimo splendore. Jonathan Demme decide di immortalarli durante alcuni loro concerti all'Hollywood's Pantages Theatre. Ne verrà fuori un film a tutti gli effetti, eterna testimonianza del genio di David Byrne.

L'inizio è tutto per il frontman delle teste parlanti, prototipo dell'impiegato del catasto sotto effetto di anfetamine che, sulle note di Psycho Killer, fa il suo ingresso in una scena completamente spoglia. Imbraccia una semplice chitarra acustica, e si fa accompagnare da una base riprodotta dalla più simbolica delle radio old school rap. Canzone dopo canzone, a partire dalla splendida Tina Weymouth al basso, salgono uno ad uno sul palco tutti gli altri componenti la band: chitarre, tastiere, batteria, coro, percussioni, per un suono sempre più strutturato. La formazione al completo, un mix multirazziale perfetta personificazione di una musica multiforme, può dare il via all'apoteosi, sul ritmo pulsante di Burning Down the House. L'esibizione prosegue incessante, con Byrne showman perfetto che, tra giochi di luce e movimenti frenetici, snocciola un totale di sedici canzoni, concluso dalla classica Cross-Eyed and Painless.

Fin dal mio primo approccio ai Talking Heads, ascoltando l'incredibile espressività della voce di Byrne, fantasticavo sull'averli potuti vedere dal vivo. Fantasia soddisfatta appieno da questo Stop Making Sense.

23 gennaio, 2006

1978 - tra Londra e New York













Ieri sera sono montato sulla mia DeLorean ed ho fatto un salto nella New York del maggio 1978. Subito mi sono diretto verso l'Artist Space di Soho, dove quella sera sapevo si sarebbero esibiti alcuni gruppi parecchio originali: i Contortions di James Chance, i Teenage Jesus and the Jerks di Lydia Lunch, i Mars ed i D.N.A. di Arto Lindsay. L'esibizione, un tappeto sonoro a base di improvvisazione, rumore, cacofonia ed (apparente) imperizia tecnica, è breve, ma sufficiente a risvegliare i peggiori incubi della natura umana. Sensazioni dolorose e necessarie. Memorabili, soprattutto, il ritmo sprigionato dai Contortions e la violenza con cui Lindsay stupra la sua chitarra. A fianco a me, ancor più provato ed esaltato dall'evento, un certo Brian Eno, che da lì a poco avrebbe cristallizzato questi suoni, tanto diversi quanto coerenti, all'interno della compilation No New York. Thurston Moore, Kim Gordon e Lee Ranaldo, detti Sonic Youth, non sono più una valida testimonianza riguardo l'esistenza degli alieni; crolla la teoria che li vedeva catapultati sulla terra ad inizio eighties.

Psicologicamente provato, bisognoso di sfogarmi, salgo nuovamente sulla DeLorean: questa volta scelgo di recarmi nella Londra che si sta apprestando a festeggiare il capodanno '78, consegnando alla storia la precedente annata. In città si respira un'aria punk, ed a celebrare la capitale mondiale del movimento sono giunti dalla grande mela i quattro "fratelli" Ramones. Disimpegno, regressione, ecco di che cosa ho bisogno. Mentre mi avvicino al Rainbow sento forti e chiare le urla "Gabba Gabba Hey", e capisco che sono arrivato nel posto giusto. The message of Ramones It's Alive.

16 gennaio, 2006













Neutral Milk Hotel - In the Aeroplane Over the Sea [1998]

In occasione della ristampa di questo disco, rimasto sepolto nei meandri degli anni novanta, Pitchfork ha deciso di omaggiarlo dedicandogli una retrospettiva, e soprattutto assegnandogli un 10.0 che, nonostante una manica spesso larga dei recensori, non può certo passare inosservato.

E' così che è nata la mia curiosità nei confronti di questo gruppo, frutto della "beautiful mind" di Jeff Magnum, che sul finire degli anni '80, insieme ad altri artisti, creò il collettivo Elephant Six recording company. Obiettivo dichiarato: reinventare il pop sixties, prendendo "Pet Sounds" dei Beach Boys come manifesto.

Parlando del disco è difficile non cadere in banalità del tipo "capolavoro indie degli anni novanta". Ma tant'è, questa è la sostanza. Un disco sofferto, suonato e cantato con "il cuore in mano". Nell'approccio ed in qualche passaggio musicale l'accostamento all'angosciato Kurt Cobain non pare azzardato. Ma anche dei Violent Femmes meno pazzi e sguaiati, oppure dei Clap Your Hands Say Yeah meno onirici e tintinnanti.

L'angolo dei buoni propositi: ascoltare il precedente "On Avery Island", datato 1996; scoprire gli altri due gruppi storici del sopracitato collettivo, Apples in Stereo ed Olivia Tremor Control.

14 gennaio, 2006













Tiga - Sexor - [2006]

Album attesissimo, pure troppo. Dipenderà forse da questo l'impercettibile alone di insoddisfazione che mi lascia? Ma è soltanto una sensazione, mentre Sexor si dimostra un signor disco. L'omogeneità è trascurata, Tiga punta dritto sulla qualità delle singole canzoni. E signori, ci riesce eccome. Seguendo questa filosofia la presenza delle ormai storiche Pleasure from the Bass e Louder Than a Bomb è quantomeno doverosa. Il singolo scelto per il lancio è l'ottimo You Gonna Want Me, particolarmente valorizzato dalla voce di Jake Shears (do you know Scissor Sisters?). La qualità si mantiene discreta con High School - Jamaican Box e Good as Gold - Flexible Skulls. Trascinante e riuscitissima la cover dei Talking Heads, Burning Down the House. Ma il meglio è riservato al finale, con i migliori inediti: 3 Weeks, e soprattutto Brothers, attualmente la mia preferita.

L'ultima impressione sugli Strokes












The Strokes - First Impression of Earth - [2006]


L'inizio è ottimo, con la "classica" You Only Live Once. Ma già dalla seconda traccia, il singolo Juicebox, che non ho mai digerito, c'è da rimanere come minimo perplessi. Il peggio deve ancora arrivare, con la successiva triade: Heart in a Cage è tremenda; Razor Blade è banale; On the Other Side anche, nonostante l'accattivante intro di basso. Questa prima parte ha sicuramente condizionato i miei primi ascolti, perchè arrivato a questo punto, quando non avevo già staccato tutto, ascoltavo come minimo con parecchia distrazione. A salvare la baracca ci prova Vision of Division, dove le due chitarre tornano ad intrecciarsi come i nostri ci avevano (ben) abituati. Ma è una breve illusione, perchè il prosieguo è a dir poco trascurabile, ogni traccia a suo modo. Si arriva a 15 Minutes che, dopo un paio di minuti cantilenanti, ha un'accelerazione decisiva, a mo' di reazione d'orgoglio. Per la canzone (forse) più bella dell'album. Si chiude con Red Light, che nel marasma finisce per salvarsi in calcio d'angolo.

Dopo ripetuti ascolti questo disco mi ha sinceramente deluso: per me l'essenza degli Strokes è racchiusa in Is This It?, e chi l'ha ascoltato capirà di costa io stia parlando. Melodie brevi, grezze, abrasive. Dopo la scialba copia dell'esordio che era stato il secondo album Room On Fire, i cinque newyorkesi si sono trovati costretti a cambiare il loro clichè. Purtroppo hanno dimostrato, con questo First Impression of Earth, le loro lacune, avventurandosi in un lavoro dal risultato troppo disomogeneo e dispersivo.

13 gennaio, 2006

Le particelle elementari

Bruno Clément e Michel Djerzinksi, classe fifties: due personalità agli antipodi, due vite parallele. In comune soltanto la stessa madre e un'accentuata alienazione dal resto del mondo. Questi due elementi sono uno conseguenza dell'altro: proprio la madre, emblema della generazione che cavalcò l'ideale sessantottino, spicca come artefice del futuro dei figli. Si, perchè Houellebecq identifica negli anni sessanta lo spartiacque che segnerà l'inizio della decadenza della civiltà occidentale. Civiltà occidentale che nel racconto, dall'alto della sua egemonia, finirà per confondersi per l'umanità stessa. La narrazione della vita dei due fratellastri prosegue, sulla strada di un'alienazione crescente, anno dopo anno. Si giunge quindi ai nostri giorni, ma non c'è sosta, non si traggono conclusioni. La narrazione prosegue spedita, andando finanche avanti nel tempo, quasi a rappresentare l'attuale fase dell'umanità: intermedia, di passaggio. Ma una conclusione ci dovrà pur essere, ed ecco che Houellebecq la fa coincidere con il compimento di una nuova rivoluzione metafisica. Mutazione la cui origine si può rintracciare a partire dalla metà del XX secolo, spinta dalla necessità di andare oltre alla filosofia positivista. Sarà proprio agli albori del XXI secolo che questa necessità si farà lucida nella mente di Michel Djerzinski...

Ne consiglio vivamente la lettura, vietando tassativamente a chiunque di abbandonarla prima di giungere all'ultima pagina. E' proprio il finale in crescendo la parte che più mi ha colpito. La lettura è piacevole, seppure l'autore punti quasi esclusivamente sul messaggio, a discapito della qualità della struttura e della caratterizzazione dei personaggi. Messaggio piuttosto radicale e originale, che permette di condividerne alcuni aspetti, ma al tempo stesso consente di trovare nuovi spunti di riflessione.

11 gennaio, 2006

Fanta-C1: Lokomotiv attiva sul mercato


Mentre il girone di ritorno è già iniziato, continua ad impazzare il calciomercato: la Lokomotiv Spèsa non è stata certo a guardare, concludendo diverse trattative. Stando alle dichiarazioni del suo presidente la società è soddisfatta dell'organico attuale e non intende intervenire ancora.

Andiamoli a presentare questi nuovi: in difesa sono stati sacrificati due giocatori importanti come i pavesi Preite e Fasano, rimpiazzati dal patavino Lolli e dallo spezzino Groppi, con la speranza che abbiano più motivazioni dei loro predecessori. Sempre in difesa è stata conclusa un operazione volta a ringiovanire la rosa: dal Giulianova è arrivato Del Grosso, che prenderà il posto dell'attempato Tarozzi. Ma la ciliegina sulla torta, per mantenere le promesse fatte ai tifosi, è stato l'acquisto del bomber La Grotteria, che insieme a Coralli e Guidetti andrà a formare un tridente da sogno. Nell'ambito di questa trattativa hanno fatto le valigie l'acciaccato Grabbi e Di Vicino, mai inseritosi negli schemi della squadra, mentre è giunto in riva al golfo il talentuoso Alessi. Giusto citare tra i nuovi acquisti, ma in rosa ormai da qualche mese, i giovanissimi ex-lumezzane Morini e Matri.

La squadra, che già si era dimostrata competitiva navigando costantemente nelle prime venti posizioni della classifica, diventa ancora più ambiziosa. Considerando quanto le squadre meglio posizionate abbiano rallentato, l'aggancio non è impossibile.

La squadra tipo, nella mente del mister, non dovrebbe discostarsi molto da questa:

1. Casazza
2. Lolli
3. Groppi
4. Maltagliati
5. Tedesco
6. La Cagnina
7. Morini
8. Alessi
9. Coralli
10. La Grotteria
11. Guidetti

12. Carrara
13. Santos
14. Del Grosso
15. Grieco
16. Sciaccaluga
17. Villa
18. Matri

UISP - Girone d'andata

Si è concluso il girone d'andata, dodici partite che lasciano l'amaro in bocca. Il nostro (misero) bottino è di 14 punti, frutto di quattro vittorie e due pareggi. Ma l'amaro in bocca resta per le sei sconfitte, delle quali soltanto quella contro la capolista MES non ammette repliche (0-10). Le altre invece fanno schiumare dalla rabbia, per come siano maturate contro squadre per nulla superiori.

L'obiettivo sesto posto, utile per accedere alla fase successiva, rimane comunque credibile e alla portata. A patto di migliorare nei nostri punti critici: sterilità offensiva (appena 30 gol in 12 partite) e mancanza di concentrazione ad inizio partita. Limiti che combinati assieme sono letali, come emerso nelle ultime due uscite: andando sotto di due gol nei primi minuti la rimonta, contro la difesa avversaria asserragliata in area, diventa un'impresa impossibile.

Personalmente sono soddisfatto di questa mia prima esperienza in un campionato a 7: dopo anni votati al calcetto, ho faticato un attimo a rientrare nell'ottica di un calcio più agonistico e maggiormente legato ai ruoli. Dopo qualche (infruttifero) esperimento nelle prime partite, abbiamo trovato la nostra dimensione di gioco: un 3-2-1 a trazione posteriore. Centrale difensivo implacabile nell'anticipo (Fabio), terzini attenti in marcatura e pronti ad alternarsi nello spingere (Carlo, Giacomo, Massi); due mediani sfalsati e pronti a scambiarsi la posizione, anche durante la stessa azione; un centravanti manovriero, spesso costretto ad andare in guerra da solo (Michele). La mia posizione è quella di mediano più avanzato, con alle spalle uno tra il Lama e Walter: rientro al centro in fase difensiva, per poi propormi negli spazi, grazie al mio incessante movimento, quando recuperiamo palla. Vista la propensione del nostro unico bomber a giocare spalle alla porta e venirsi a prendere il pallone, finisco spesso per trovarmi come uomo più avanzato. Con la possibilità di sfruttare eventuali palloni vaganti. E' così che ho "incredibilmente" segnato quattro gol: tutti impattando, con pregevoli gesti tecnici, palloni vaganti in area avversaria. L'ultimo della serie ieri sera: un pallonetto di esterno-punta ad eludere il portiere degno...ehm...coff coff...del miglior Ronaldinho.

Appuntamento martedi prossimo a Montepertico, ore 20:15, per l'inizio del girone di ritorno. Ci dobbiamo prendere diverse vendette, sportivamente parlando.


EDIT

La classifica del girone d'andata:

31 MES
29 Elettrosistemi
24 Viaggi Arianna Valdivara
24 MB Group
22 Tecno Parquet
16 LSCT2
16 MC Bottega del Sole
14 Piante e Fiori Maria Luisa
12 Rio 7
11 Bonassola
10 Degasè
9 Cristo Re Gelateria Riccardo
3 B-Games

06 gennaio, 2006

Maglia del Centenario

La graziosa donzella qui a fianco ci ha finalmente presentato la maglia celebrativa per il centenario dello Spezia Calcio.
Non male.
Intendo la maglia, poVci.
Comunque mi lascia dubbioso: non tanto per l'"invenzione" della banda trasversale, quanto per una qualità nel complesso poco convincente.
Si può dire che abbiano perso un potenziale acquirente.
Ho però la sensazione che da una certa distanza possa dare un migliore effetto visivo. Per la controprova bisognerà aspettare solo fino a domenica, quando gli aquilotti la indosseranno per la prima ed ultima volta contro la Pro Patria.